Malgrado il suo rigido presupposto di gelo, d'inumanità, di funzionalismo puro (le epoche più morbide, più civili, più riposate cercano di umanizzare anche l'abitazione dell'uomo, e nasce così la villa-dama...) la [villa] Montecatini è gotica, e si leva così alta nel cielo per cercare Dio. In gotico c'è Got, il nome di Dio nella lingua di quei popoli che soli hanno un profondo concetto di Lui. Vedendo il proprio edicio così freddo, Gio Ponti ha temuto che altri potesse scambiarlo per un edicio morto, e ha voluto che i visceri della Montecatini restassero visibili, come la macchina dell'orologio sotto la cassa trasparente...
Alberto Savinio, Ascolto il tuo cuore, città, 1944, p. 181
Anche Venezia sta per avere la sua stazione nuova. A Milano la sostituzione avvenne all'antica, ossia moriva da una parte la stazione vecchia, e dall'altra nasceva la stazione nuova. La vecchia anzi, prima di cedere le armi, disperata si incendiò. A Venezia, come già a Firenze, il trapasso avviene per fusione.
L'edicio vecchio sparisce inavvertitamente intorno ai meccanismi ferroviari che non cessano di funzionare, e altrettanto inavvertitamente si forma intorno a essi l'edicio nuovo. In linguaggio cinematograco, questi passaggi si chiamano "dissolvenza incrociata". Da cosa nasce cosa, e la palingenesi, il proteismo, le mitiche trasformazioni rivestono ai nostri giorni una forma visibile e patente. Trova applicazione qui anche la mia "teoria dell'eleganza", che all'urto, alla lotta, al "levati che mi ci metto", sostituisce il trapasso dolce, silenzioso, lubricato, da tempo a tempo, da generazione a generazione.
Alberto Savinio, Ascolto il tuo cuore, città, 1944, p. 181
Vorrei che oggi l'immagine rispecchiasse il consesso di uomini liberi, democratici, che non abbiano bisogno di appoggi trascendenti, pur senza aver rinunciato alla fantasia; vorrei una Milano più libera dei prototipi medievali e più concreta delle allegorie barocche: toccabile, respirabile, misurabile e non solo confortata dalle statistiche e dallo strumentalismo, ma dalla ducia dell'uomo totale, il quale sia razionale, intellettuale, scientico, sensibile e immaginoso.
Milano, dicembre 1963
Ernesto Nathan Rogers
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